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Rompete le righe. Dal “NO al proselitismo” cristiano al “NO cristianesimo”

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Smobilitazione generale: la fede ormai trattata come fosse ciarpame da soffitta. Effetto domino: il “niet” al proselitismo innesca una reazione a catena. No all’evangelizzazione, no alla libertà di culto, no alla religione cattolica a scuola. E infine no anche ai simboli del Natale

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Marco-Sambrunadi Marco Sambruna

Antefatto:

Francesco dichiara il primo ottobre 2013 che “il proselitismo è una solenne sciocchezza”[1]. Una proposizione che solleva scalpore. Del resto che non si sia trattato di un autogol involontario da parte del Papa lo conferma il fatto che lo stesso concetto Francesco lo esprime recentemente affermando che  “Educare cristianamente non è solo fare catechesi e proselitismo. Mai fate proselitismo nelle scuole.” [2]

E’ probabilmente la prima volta nella storia delle Chiesa che un Papa si dichiara contrario al proselitismo, termine che indica la decisione di diventare seguaci di una religione sovranazionale ossia universale in seguito, nel caso del cristianesimo, alla conoscenza del Vangelo.

crocefisso-2Affermazioni che hanno servito un assist d’oro agli esponenti del laicismo militante i quali subito ne hanno approfittato per porre in discussione non solo l’azione delle “agenzie umanitarie” cristiane, ma anche quella dei singoli credenti nella trasmissione della loro fede.

Un giorno di circa un mese fa sono invitato a partecipare tra il pubblico a un convegno sul tema del proselitismo e dei suoi limiti organizzato dalla facoltà di giurisprudenza di un’ importante università del nord.

Leggendo il programma del convegno capisco già dove si vuole andare a parare. Tale impressione si rafforza non appena leggo il nome dei relatori che qui definirò con degli pseudonimi: si tratta del professor Vecchi docente di diritto canonico e del professor Grassi docente di scienze politiche.

Infine il dibattito è coordinato dal professor Cupi direttore della rivista che ha organizzato l’incontro tra i cui obiettivi c’è quello di promuovere il dialogo interreligioso.

NO all’evangelizzazione

Bologna

Bologna

Nell’aula in cui si svolgerà l’incontro ci sono i soliti quattro gatti a ulteriore testimonianza del fatto che i temi variamente associati alla religione non interessano più nessuno. Come se non bastasse alcuni tra i convenuti, quasi tutti studenti universitari, sembrano più dediti alla consultazione di smartphone e tablet che non ai contenuti del dibattito che sta per iniziare.

E’ il professor Grassi a prendere per primo la parola e a inquadrare i termini della questione: esiste un proselitismo “cattivo” e uno “buono”. Quello “cattivo” consiste nell’indurre il seguace di una determinata religione ad aderire a un’altra fede con metodi più o meno coercitivi ossia manipolatori e psicologicamente riprovevoli o sottilmente ricattatori ricorrendo al cosiddetto e mai meglio precisato “lavaggio del cervello”.

Questo tipo di proselitismo non solo è moralmente inaccettabile, ma è anche proibito per legge.

Esiste poi un proselitismo “buono” che si serve di metodi non pervasivi quale l’argomentazione tesa a persuadere, ma rispettosa della fede dell’interlocutore il cui fine è convincere senza imporre e senza vendere pericolose illusioni o promesse impossibili.

Spagna

Spagna

Per spiegare meglio quest’ultimo concetto il professor Grassi ricorre a un esempio: nei paesi africani le “agenzie missionarie” (testuale) della chiesa cattolica o protestante inducono a credere che aderire al cristianesimo consente di ottenere non solo vantaggi spirituali, ma anche materiali.

Il neoconvertito alla fede cristiana può insomma risolvere i suoi problemi economici perché riceverà in cambio della sua conversione denaro o beni: egli infatti gode del favore particolare di Dio.

Detto questo ridacchia sarcasticamente il sagace professor Grassi ricevendo peraltro qualche stiracchiato accenno di sorriso da parte di un paio di studenti fra il pubblico gran parte del quale continua tranquillamente ad armeggiare con smartphone, tablet e notebook.

Che farne dunque di questo proselitismo “buono” associato al concetto di evangelizzazione ? Questo tipo di proselitismo in generale sarebbe accettabile, puntualizza il professor Grassi, , tuttavia c’è una questione delicata che occorre precisare

L’esimio professore effettua una pausa teatrale con l’aria seriosa di chi ha meditato a lungo sul problema; infatti, afferma il luminare con atteggiamento istrionico, in alcuni casi ci si può imbattere in circostanze in cui si lede, sia pure con buone intenzioni la libertà altrui.

Basta pensare, esemplifica il professor Grassi, alle strutture che la chiesa, sempre con le sue “agenzie umanitarie”,  edifica nei paesi del terzo mondo: sia pure involontariamente queste strutture inducono in chi nei fruisce a credere a una presunta superiorità della religione cristiana e quindi favorire una conversione in qualche modo forzata.

Per cui sarebbe meglio che di queste iniziative umanitarie se ne occupassero solo ed esclusivamente “agenzie” interamente laiche.

Non occorrono didascalie

Non occorrono didascalie

La parola compete ora al professor Vecchi, docente di diritto.

In effetti, esordisce il professore, il confine che separa il proselitismo “buono” o evangelizzazione dalla manipolazione psicologica sia pure involontaria è assai labile, è facile tracimare dall’uno all’altro. Si prenda il caso, avverte il Vecchi, del seguace di una religione che decida di fare una donazione al seguace di un’altra fede. Certo, conviene l’esimio professore, la donazione può essere fatta senza secondi fini, per disinteressato spirito di solidarietà tuttavia in qualche modo il ricevente potrebbe ritenere che abbracciando la religione del donatore è possibile conseguire benefici materiali e quindi ci troveremmo di fronte a una sottile forma di coercizione psicologica.

Che fare in casi come questo ? Salvaguardare l’integrità psichica del ricevente o preservare il suo diritto ad essere informato circa i caratteri di un’altra religione ? Nel primo caso è opportuno un intervento legislativo, nel secondo ci si può astenere.

Il professor Vecchi esita, barcolla, soffre visibilmente nel travaglio da partoriente da cui scaturirà la risposta definitiva alla vexata quaestio. Infine, sia pure patita, sofferta nella carne e nello spirito con drammatica e impostata serietà il professor Vecchi emette il verdetto: è senz’altro meglio impedire l’evangelizzazione che salvaguardare la libertà all’informazione potendo tale libertà facilitare possibili manipolazioni psichiche. Urgerà quindi in un futuro prossimo predisporre un impianto legislativo che vieti per legge, come già accaduto in Grecia con la “sentenza Kokkinakis”[3], qualsiasi forma di proselitismo e/o evangelizzazione.

cristianofobia-01Conclude quindi la serie degli interventi il professor Cupi il quale, alla luce di quanto emerso, non può fare a meno di ribadire che la Chiesa deve a questo punto abbandonare riguardo all’ evangelizzazione  la sua concezione tipica per cui extra ecclesia, nulla salus.

Nel silenzio sepolcrale che ammanta l’aula da qualche parte una matita cade; un rumore glaciale che sembra il suono di una campana a morto.

Il dibattito si conclude quindi con l’auspicio di una legislazione adeguata che limiti o proibisca ogni forma non solo di proselitismo, ma anche di evangelizzazione.

Mentre in aula echeggiano pochi e sparuti applausi nessuno pare aver realizzato che è appena stata sdoganata, almeno a livello culturale, l’idea che la religione debba rientrare nelle catacombe.

NO alla libertà di culto

Appare sul sito di informazione cattolica “La Nuova Bussola quotidiana” un articolo che può apparire sconcertante solo a chi non ha ancora capito bene, anche e soprattutto fra cattolici, ma oserei dire fra i credenti in generale, in che cosa consista la nuova religione laicista che si sta consolidando in Italia.

Durante il primo pomeriggio del 30 luglio infatti in Senato il parlamentare di Forza Italia Lucio Malan presenta un ordine del giorno volutamente provocatorio forse col fine di sondare le reali intenzioni del Senato circa la questione della libertà di professare la propria religione di appartenenza e riguardo il primato dei genitori nella educazione dei figli. Si tratta di osservare in altri termini quali siano le reali intenzioni del governo su questi due temi costringendolo ad assumere una posizione chiara, netta e definitiva senza ambiguità dialettiche.

o-CRISTIANI-PERSEGUITATI-facebookSi legge tra l’altro nell’ordine del giorno: «il Senato impegna il Governo a non violare i due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi, e il diritto di priorità dei genitori nella scelta di educazione da impartire ai propri figli (artt. 18 e 26); a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

Si tratta evidentemente di postulati contemplati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo universalmente riconosciuti e promossi a livello planetario: sono diritti così ovvi che una verifica circa l’adesione del Senato a quei valori non dovrebbe minimamente essere in dubbio.

E infatti si scatena il putiferio: i senatori si sentono personalmente lesi nella loro dignità e nell’integrità della loro fede democratica come se si alludesse, con quell’ordine del giorno, a una loro intenzione di venir meno alla tutela delle più elementari garanzie democratiche a salvaguardia delle libertà di religione e di educazione.

Con l’intermediazione del senatore Francesco Nitto Palma si propone all’ordine del giorno un testo modificato in modo da cancellare ogni allusione alla possibilità che il Senato voglia trasgredire i diritti universali dell’uomo.

=--cristianofobia__occhi_puntati_sulla_moscheaIl testo modificato infatti interroga il governo circa la sua intenzione di continuare a garantire e a rafforzare la tutela dei diritti fondamentali così come dichiarato dalla magna charta della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo secondo la seguente formula:

«Il Senato impegna il Governo a continuare e a rafforzare la tutela dei due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori della scelta di educazione da impartire ai propri figli; a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

A questo punto possono accadere due cose: o il Senato vota a favore dell’ordine del giorno modificato a salvaguardia della onorabilità dei senatori che certamente – Dio ce ne scampi ! – tutelano le libertà fondamentali,  oppure vota contro dimostrando che l’indignata sollevazione dei senatori era solo un pretesto per sottrarsi alla pubblica esposizione della propria vergogna che consiste semplicemente nel non voler tutelare né la libertà di manifestazione della propria appartenenza religiosa, né il primato dei genitori per quanto attiene l’educazione dei figli.

Prevale il secondo evento: il Senato vota contro l’ordine del giorno negando quindi quelle libertà fondamentali verso le quali numerosi senatori avevano professato fedeltà assoluta tanto da offendersi per il semplice fatto di porre a verifica con un voto questa loro presunta fedeltà.

Tra la maggioranza di coloro che hanno votato contro c’è anche l’onorevole Cirinnà che, com’è noto, ha redatto il disegno di legge per i diritti civili degli omosessuali.

Ora appare singolare il motivo di tale voto contrario: infatti in nessun modo la professione della  libertà religiosa e la libertà di educare i figli da parte dei genitori poteva e può compromettere l’approvazione e l’implementazione della legge sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso.

Le due posizioni possono tranquillamente convivere anzi in una prospettiva di salvaguardia dei diritti civili devono coesistere.

Dunque come motivare questa fiera avversione alla tutela dei diritti fondamentali presentati dall’ordine del giorno ? Sorge dunque il sospetto che i promotori delle leggi di promozione della cultura LGBT e affini non s’impegnano in queste battaglie a favore degli omosessuali per sensibilità umana o vocazione democratica; se così fosse infatti voterebbero senza dubbio a favore delle tutele fondamentali contemplati dalla carta della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

In altri termini c’è il dubbio che a costoro dei diritti LGBT non importi poco e che la loro dedizione alla causa abbia soprattutto lo scopo di promuovere norme legislative orientate a smantellare tutto ciò che si richiama a una visione dell’uomo tradizionale, ossia religiosa.

NO alla religione a scuola

1293-09-23-08-orissaPosta in discussione la legittimità di ogni visibilità pubblica della religione tramite l’eliminazione delle sue strutture o “agenzie umanitarie” (scuole, ospedali, orfanotrofi confessionali), insinuata la necessità di vietare per legge la sua divulgazione tramite l’evangelizzazione, cessata la tutela statale affinché sia preservata la libertà di professare pubblicamente l’adesione a una qualsivoglia religione, assicurato il privilegio dell’educazione allo stato anziché ai genitori, tuttavia per lor signori resta un problema insoluto:  la religione, bandita quanto alla sua visibilità fisica e conculcata la sua diffusione, continua a permanere come tensione verso il trascendente nell’intimo della coscienza.

Per vincere la guerra occorre quindi espugnare anche quest’ultimo bastione difensivo.

Ed è qui che entra in gioco la legge che introduce nelle scuole l’ora obbligatoria di “storia delle religioni” in luogo della facoltativa ora di religione (cristiana).

Chiaro, ma non potevano esserci dubbi, che in omaggio alla dottrina del politicamente corretto, si parla non di “storia della religione”, ma di “storia delle religioni” in cui è facile immaginare sarà concesso largo spazio ad altri monoteismi oltre che al cristianesimo, ma non è questo il punto.

Ciò che importa è il fatto che la nuova materia verte appunto non sulle religioni, ma sulla storia delle religioni. Il che equivale a dire che le religioni saranno storicizzate.

Tale pericolo è tanto più concreto se, come si comincia già a ventilare, gli insegnanti di storia delle religioni non saranno più nominati dalle curie diocesane, ma dal ministero.

Si potrà allora affrontare il tema della religione secondo molte prospettive.

Ad esempio farne un modello storicista e quindi equipararla alle altre “microstorie” quali, ad esempio,  la storia dell’economia, la storia della filosofia o la storia del diritto ossia rappresentarne la sola dimensione orizzontale recidendo il legame con la trascendenza, ridurla a fenomeno umano, magari interpretandone lo sviluppo secondo i dettami della storiografia materialistico – dialettica cioè marxista.

Oppure darne una lettura sociologica presentandone una versione sbiadita e depotenziata  tale da trasformarla in storia del fenomeno religioso nelle società umane.

Dal punto di vista filosofico si potrà dire che la religione ha avuto un ruolo nello sviluppo della civiltà perché è stata il fattore più determinante nel plasmare l’antropologia umana riconoscendogli uno statuto fondamentale verso la conquista della modernità come pretende il pensiero debole.

In una accezione psicoanalitica si potrà anche sostenere che continua a conservare un ruolo importante perché alimenta il “senso del sacro” come prodotto psicologico innato nella natura umana soddisfacendo il desiderio di sopravvivere alla propria finitudine.

Infine non è da escludere nemmeno sia rappresentata come un elemento disgregante, una zavorra secolare che ha ostacolato il cammino della scienza e della tecnica moderne e che quindi debba essere accantonata come qualcosa di anacronistico.

MMMM1Di tutto si potrà insegnare della religione e circa la religione tranne che traduce in segni visibili, sistema di valori e stile di vita l’insopprimibile e naturale tensione verso Dio da parte dell’uomo; in ogni suo aspetto sarà esaminata puntigliosamente tranne che in quello escatologico e soteriologico che la qualificano come mezzo salvifico in vista dell’eternità.

Alla luce di tutto questo per salvaguardare la religione da storicismi, riduzionismi, psicologismi c’è un solo modo: la conferenza episcopale italiana e i dirigenti della comunità islamica in Italia devono richiedere al governo italiano che l’ora di religione obbligatoria o facoltativa sia abolita, cancellata dai programmi scolastici.

E’ il solo modo per impedirne la storicizzazione, la profanazione, la dissacrazione e, in certi casi, perfino la  derisione. Del resto è un processo di degrado cui il liberal materialismo postmoderno ha già sottoposto la letteratura trasformata prima in giornalismo e poi in cronaca, la filosofia trasformata prima in psicologia e poi in psicologismo, la storia trasformata prima in sociologia e poi in statistica.

NO al natale

Presepe in fiamme

Presepe in fiamme

Di fronte a questo clima di smobilitazione generale e di disfatta nemmeno troppo onorevole, leggiamo alcune dichiarazioni di alti gerarchi cattolici decisamente sconcertanti.

Apprendiamo così che i campioni della liquidazione totale dei valori cristiani e quindi occidentali non si annidano solo fra i laicisti di sempre, ma anche fra esponenti di spicco della gerarchia cattolica.

Il vescovo di Padova Claudio Cipolla nominato da Bergoglio ad esempio esce allo scoperto e dichiara quello che forse è un pensiero molto più diffuso di quanto non sembri fra il clero: i segni visibili del cristianesimo in una prospettiva di dialogo e di fratellanza universale devono sparire non solo dallo spazio pubblico, ma forse anche dalle chiese: via presepi, canti natalizi e, quasi certamente in un prossimo futuro anche i simboli sacri come il crocifisso.

La dichiarazione di resa del vescovo[4] è così disperata da suscitare quasi tenerezza: è il paradigma del credente odierno ormai disorientato, in probabile crisi umana e di fede che non è più in grado per debolezza, timore, stanchezza di salvaguardare i simboli della fede che rappresenta.

Del resto abbiamo già scritto altrove che a voler abolire i simboli cristiani non sono gli islamici, ma gli esponenti di un certo catto progressismo desideroso di inserirsi nel mainstream ideologico dominante e uscire dall’isolamento culturale.

Il problema di certo clero post moderno è il sentimento del proprio smarrimento dal punto di vista della fede; il che è ancora perfettamente comprensibile se si rifletta sull’idea di “notte oscura della fede” che ha attanagliato perfino santi come Madre Teresa di Calcutta e forse anche Paolo VI.

Ma chi ha attraversato la notte oscura ha continuato per arida fede a difendere la religione che rappresenta senza impoverirla per renderla conforme alle sue debolezze.

Si ha la sensazione diffusa che una parte degli uomini di chiesa non creda più a ciò che proclama manifestando una sorta di scissione fra pensiero e dottrina. Anziché adeguare il pensiero al magistero alcuni eminenti esponenti del clero sembrano fare il contrario: ma quando non è più il magistero di cui non si avverte più la ricchezza a guidare pensiero e azione significa semplicemente che è venuta meno la fede.

La “notte oscura” ha messo alla prova la fede e ha vinto; se il pensiero di un cattolico resta separato dal magistero della Chiesa egli è diviso in se stesso e l’incompiutezza è garantita: la pretesa di continuare a rappresentare la chiesa mentre ci si impegna a relegare in soffitta i simboli sacri come fosse ciarpame da rigattiere significa in definitiva boicottarsi, votarsi a una specie di scissione intima.

Manganellate sul presepe

Manganellate sul presepe

Dall’eclissi della fede deriva una sorta di “dislocazione delle fonti”  cioè di una non strategia o anti strategia destinati all’ inconcludenza o all’instabilità;  pensiero e azione non hanno più origine dalla dottrina, dai concili, dalle teologie, ma hanno come fonte le profondità caotiche della psiche da cui si attingono incertezze, dubbi e fragilità personali che sono tali perché non più alimentate da un contatto diretto con l’insegnamento della Chiesa.

Se è così la “teologia del dubbio” che ha travolto alcuni pastori  non è in continuità o in discontinuità con la tradizione, non è nè progressista, nè conservatrice, ma semplicemente è la sintesi dialettica di tutte le posizioni e dei loro opposti in una specie di grande ammucchiata pastoral-teo-omiletica da cui, a seconda degli umori personali del momento, si estrapola questo o quell’aspetto. E’ una sorta di esistenzialismo cristiano al cui centro ci sono le pulsioni dell’uomo e non più Dio ed in cui l’evento cristiano non si svolge più nella storia, ma si agita e agisce solo come puro fenomeno emotivo.

[1] http://www.lapresse.it/cronaca/papa-il-proselitismo-e-una-sciocchezza-mi-fa-diventare-anticlericale-1.401419

[2]http://www.repubblica.it/vaticano/2015/11/21/news/il_papa_no_a_proselitismo_nelle_scuole_cattoliche-127851049/

[3] http://www.accademiacattolicadibrescia.it/blog/item/resoconto-del-seminario-del-prof-roberto-mazzola

[4]http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2040568&codiciTestate=1&sez=hgiornali&testo&titolo=Il+vescovo+di+Padova+si+&egrave%3B+arreso


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