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Allora è davvero il compleanno di Gesù!

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Ma il 25 dicembre è o non è il “compleanno” di Gesù? E si può sapere finalmente quando è davvero nato? E dove di preciso? Che età aveva veramente nelle tappe principali della sua parabola umana? E Giuseppe e Maria? La profezia dell’Antico Testamento e la cronaca del Nuovo coincidono in Gesù il Messia? Proviamo un attimino a riportare Gesù all’anagrafe…
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di Ruggero Sangalli

La data della nascita

12348585_1226346417391750_1810509238_nIl Natale è una festa molto strana. Tutti si scambiano regali, ma in genere l’unico al quale molti non preparano nessun dono è il vero festeggiato. Natale è il compleanno di Gesù. Non solo: è l’evento che ha prodotto un riferimento cronologico al calendario, prima e dopo l’anno dell’Incarnazione.

Stiamo infatti per completare il 2015° anno “dopo Cristo” del computo di Dionigi, che in effetti fu abbastanza preciso: gli si può solo imputare un errore giustificabilissimo di un anno in meno, non certo di sei o sette come sproloquiano molti esperti, esegeti inclusi.

E’ lecito qualche dubbio anche sulla data esatta del 25 dicembre: in effetti c’è chi vi ha visto un riferimento al solstizio d’inverno (ma allora il giorno 25 non andrebbe bene), chi ad altre feste pagane (ma il “Sol Invictus” fu festeggiato dai Romani il 25 dicembre solo dal III secolo dopo Cristo), chi ai nove mesi dopo il 25 marzo (considerato prima la data della creazione e poi dell’annunciazione), chi ancora come una reminescenza del 25 di Kislev, inizio della festa delle luci, che ben si addice al venire della Luce del mondo!

L’ipotesi più sensata sembra l’ultima: per quanto difficilmente sovrapponibile a una data fissa in un calendario solare, riferendosi -come per la Pasqua- a un calendario scandito dalla luna. Lo è anche perché tutte le date più significative della vita terrena di Gesù coincidono con le festività ebraiche e questa (dedicazione del tempio che fu profanato) ben si addice al “tempio di Dio”, di Gesù, Nuovo Adamo.

12351191_1226346500725075_770394929_nPur lasciando qualche margine di incertezza sul giorno esatto, è tuttavia accertato che si trattasse del periodo in cui festeggiamo, a fine anno, ed è possibile stabilire con precisione (attraverso almeno una dozzina di solidi indizi) anche l’anno: il 2 a.C.

La Vergine Maria, mamma di Gesù, all’epoca aveva già compiuto quindici anni. Nove mesi prima, ancora quattordicenne, ricevette l’annuncio dell’Angelo. Maria sarebbe quindi nata nel 17 a.C. e la sua Immacolata concezione risale (di altri nove mesi anteriore) alla fine del 18 a.C.

Giuseppe non era anziano, ma poteva avere una trentina d’anni, età “giusta” per un isreaelita per dedicarsi alle “cose sacre” come era un matrimonio. La differenza di età tra i due, di una quindicina d’anni, non giustifica l’iconografia di un Giuseppe con la barba bianca. [per ulteriori, si veda Messori, qui]

L’età di Gesù

Per fissare l’età di Gesù si possono circoscrivere gli anni possibili attraverso alcuni punti fermi:

-dalla storia dei Romani sappiamo che Ponzio Pilato fu prefetto della Giudea e fu in carica dal 26 d.C. al 36 d.C.

-dal vangelo di San Luca sappiamo che la predicazione di Giovanni prese avvio nel XV di Tiberio, cioè tra la metà di settembre del 28 d.C. e la metà di settembre del 29 d.C.

-Gesù fu battezzato quando Giovanni era già abbastanza famoso ed era seguito da dei discepoli, alcuni dei quali saranno i primi a  mettersi alla sequela di Gesù.

-dal vangelo di San Giovanni sappiamo che la “vita pubblica” di Gesù è racchiusa in tre Pasque ebraiche: da quella a ridosso del miracolo di Cana, a quella decisiva per la redenzione.

-dai quattro vangeli sappiamo con certezza che Gesù fu crocifisso di venerdì, poco prima che iniziasse la festa di pasqua, che gli Ebrei celebrano a partire dal giorno 15 nisan.

-dalle tradizioni ebraiche sappiamo che il giorno in cui si immolavano gli agnelli era il 14 nisan; la pasqua ebraica coincide con la prima luna piena dopo l’equinozio di primavera.

-nel calendario ebraico, calendario lunare, il 14 nisan coincide con la luna piena; in ogni calendario considerato i giorni della settimana sono sette e non ne è mai stato saltato uno…

-dai dati della NASA sappiamo che il 14 nisan coincidente con un venerdì ci fu (dopo il 26 e fino al 36 d.C.) soltanto negli anni 33 e 36 d.C.

-di San Paolo è fissabile l’incontro con il procuratore Gallione, inviato a Corinto nell’anno della XXVI acclamazione dell’imperatore Claudio concomitante con la sua XII acclamazione tribunizia, cioè nella primavera dell’anno 51 d.C., quando Paolo era già da un anno e mezzo a Corinto. Il concilio di Gerusalemme è quindi del 49 d.C. e i 14 anni descritti nella lettera ai Galati anticipano la conversione ad almeno il 35 d.C. (in realtà avvenne già all’inizio del 34 d.C.)

-Gesù lasciò questa terra ascendendo al cielo, quaranta giorni dopo la sua resurrezione avvenuta a inizio aprile, nel maggio del 33 d.C.

-le tre Pasque descritte nel vangelo di San Giovanni sono quelle del 31, del 32 e del 33 d.C.

-Gesù entrò in scena (Luca scrive “trentenne”), dopo il battesimo al Giordano, già nel 30 d.C.

-questo porta la data di nascita al 2 a.C. (l’anno zero non esiste e si passa dal 31/12/1 a.C. al 1/1/1 d.C.), durante la festa delle luci (Encenie) celebrata per otto giorni dal 25 del mese di kislev.

-Gesù nacque all’epoca in cui nascono gli agnelli, fine anno, durante una festa nota per la luce e per la gioia (si legga l’inizio del libro dei Maccabei), festa di dedicazione del tempio.

-Gesù alla sua morte/resurrezione aveva 33 anni e quattro mesi di età, come ha sempre sostenuto la tradizione.

st-marys-cathedral-3Un interessante spunto cronologico deriva dai due scritti lucani, nel cui incipit in entrambi i casi l’evangelista Luca si rivolge a un illustre Teofilo. Stesso interlocutore, stesso periodo? E’ vero per la prima parte degli Atti, che sono in continuità con il Vangelo, riprendendo con l’Ascensione di Gesù i racconti della settimana santa. Dal capitolo 11 degli Atti Luca scrive in prima persona: è quindi un testo aggiuntivo a quello preesistente, necessariamente (il secondo) scritto attorno al 60 d.C., ma comunque molto dopo il vangelo e i primi capitoli degli Atti degli apostoli che risalgono -al più tardi-  all’inizio degli anni 40 del primo secolo.  Dal 47 d.C. e fino al 59 d.C. il testo degli Atti si interseca perfettamente con quelle lettere paoline che furono scritte in quegli anni.

I luoghi del bambino Gesù

12373184_1649607848626984_2221164154016492451_nAllora in questo Natale è bello soffermarci con un occhio più attento alla storicità dei vangeli dell’infanzia, scoprendoli senza contraddizioni e prodighi di indizi per chi voglia approfondire.

Gesù nacque a Betlemme (città di Davide) di Giudea, come profetizzò Michea vissuto sette secoli prima di Cristo, all’epoca in cui profetò anche Isaia. Non sfugga l’insistenza di San Matteo sul compimento delle profezie. Geremia, Ezechiele e Zaccaria parlarono del germoglio e del buon pastore. Osea del ritorno dall’Egitto. Isaia in particolare parlerà del “germoglio dal tronco Jesse” riunendo due caratteristiche geografiche di Gesù:  con Jesse rimanda a Davide e a Betlemme. Con la parola “germoglio” (in ebraico neser) alla ben più sconosciuta Nazaret!  La famosa stella dei Magi rimanda alla profezia di Balaam nel libro dei Numeri (capitolo 24, la stella che spunta da Giacobbe) e di lì ancor prima alla tribù di Giuda (Genesi 49).

L’evangelista Matteo descrive l’infanzia di Gesù con 30 versetti (gli ultimi 7 del capitolo 1 e tutto il capitolo 2), mentre Luca ne usa 126 (tutto il capitolo 1, prologo scuso, più tutto il capitolo 2). Luca amplia l’orizzonte a qualche mese prima di Matteo (dettagliando la vicenda di Zaccaria, Elisabetta e Giovanni), aggiungendo poi un episodio del tempo in cui Gesù fu dodicenne. Nel restante arco temporale, che si sovrappone a quello descritto da Matteo, Luca inserisce cinque preghiere: la prima parte dell’Ave Maria, il Magnificat, il Benedictus, l’inizio del Gloria a Dio ed il Nunc dimittis (complessivamente una trentina di versetti). I versetti dedicati al tempo dal ritorno di Maria a Nazaret -dopo essere stata da Elisabetta- al Natale e alla presentazione al tempio, sono soltanto i primi 21 del capitolo 2. Nel riquadro sono indicati i versetti relativi all’arco temporale comune ai due racconti, che è quello dall’annunciazione (fine inverno del 2 a.C.) al ritorno a Nazaret dopo la fuga in Egitto (ipotizzabile avvenuta nel 1 d.C.).

Osserviamo ancora nel dettaglio cronologico, forti degli indizi raccolti, i due racconti evangelici:

– Luca 1,5-56 descrive un periodo che va dal settembre del 3 a.C. all’Annunciazione, già nel sesto mese di Elisabetta (tra febbraio e marzo del 2 a.C.).

Matteo non ne scrive. Luca dice che il nome “Gesù” è suggerito a Maria.

– Matteo 1,18-24: presumibilmente tra l’Annunciazione e la nascita di Giovanni (fino al giugno del 2 a.C.). Ci sono il coraggio e la difficoltà di Giuseppe. Luca non ne scrive.

– Luca 1,57-80, giugno del 2 a.C.: nascita di Giovanni. Matteo non ne scrive.

– Luca 2,1-7, fine autunno del 2 a.C.: viaggio a Betlemme. Matteo non contraddice.

– Matteo 1,25: Natale. Giuseppe crede alla verginità di Maria. E’ lui a chiamare Gesù il bimbo.

– Matteo 2,1: Natale. A Betlemme, Erode è vivo.

– Luca 2,8-20: Natale. Protagonisti la luce e i pastori, la notte della nascita.

– Luca 2,21: otto giorni dopo, la circoncisione. Matteo non ne scrive.

– Luca 2,22-38: quaranta giorni dopo il Natale (già nel 1 a.C.) c’è la presentazione al Tempio.

E’ logico (in inverno, accudendo un neonato e con parenti in città) che la Sacra Famiglia abbia atteso l’appuntamento senza allontanarsi da Betlemme. I Magi non erano ancora giunti.

– Matteo 2,1b-12: arrivano i Magi, seguendo la “stella”. Come è logico che sia, Gesù non è più nella mangiatoia, ma in una casa (Mt 2,11). Siamo già nell’anno 1 a.C. da qualche mese.

– Matteo 2,13-15: fuga in Egitto. Non necessariamente molti mesi dopo, sicuramente non prima dei quaranta giorni attesi per la presentazione al Tempio e nemmeno prima dell’arrivo dei Magi. Tuttavia ancora nel 1 a.C.: Erode è ancora vivo (morirà infatti all’inizio del 1 d.C.) e sul finire della vita Giuseppe Flavio lo descrive “in preda alla follia”.

– Matteo 2,16-18: strage degli innocenti, avvenuta durante l’anno 1 a.C. Luca non ne scrive.

– Matteo 2,19-23: ritorno a Nazaret. Ogni anno dal 1 d.C. (ma prima del 6 d.C., anno di esilio di Archelao) sarebbe potenzialmente adatto al rientro.

– Luca 2,39-40: anche per Luca poi la famiglia si stabilisce a Nazaret. Non c’è contraddizione.

– Luca 2,41-52: un episodio della vita di Gesù dodicenne (nel 12 d.C.).

Senza contraddirsi mai

0439f548e686512d088ff4127aaf6c09Dodici anni è l’età che segnava il passaggio dalla fanciullezza all’età degli obblighi della Legge.

La fedeltà alla Legge è stata sin qui garantita dalle usanze dei genitori: d’ora in poi è Gesù che deve occuparsi in proprio «delle cose del Padre mio». Il giovinetto perduto e ritrovato tre giorni dopo nel Tempio di Gerusalemme, 21 anni dopo, sempre a Gerusalemme, sembrerà “perduto” per essere ritrovato il terzo giorno. Anche allora, come 21 anni prima Giuseppe e Maria, i discepoli di Gesù stenteranno a capire la croce: «Perché ci hai fatto questo?».

È evidente che chi ha scritto per secondo conosceva ciò che aveva già scritto il primo e si limita a integrarlo, senza alcun bisogno di ribadire e tanto meno di contraddire! Nessuna delle informazioni dei due Vangeli è banalmente ripetitiva, ma anzi aggiunge particolari inediti.

Le due genealogie, lungi dal contraddirsi, sviluppano il medesimo tema: Gesù è annunciato da tutto l’Antico Testamento. Partendo da Abramo, San Matteo inanella 42 generazioni, a gruppi di 14. San Luca invece risale da Abramo per ancora 21 generazioni fino ad Adamo per collegarsi direttamente a Dio.

6528527591_5726bd064aScritti indipendenti elaborati anni dopo da comunità con “intenti pastorali differenti”? Improbabile. Non c’è nulla di fiabesco, mitologico o moralistico, bensì vi si trovano numerosi riscontri storici per ogni singolo dettaglio.

Ci sono anche alcune peculiarità proprie ai due racconti e loro autori: in Luca abbonda la visuale femminile, mentre in Matteo quella maschile; l’angelo Gabriele aveva detto a Maria che il bambino si sarebbe chiamato Gesù e Giuseppe dà proprio questo nome al neonato; in Luca l’angelo si rivolge a interlocutori desti (Zaccaria, Maria, i pastori), mentre in Matteo l’angelo del Signore suggerisce il da farsi durante il sonno (ben quattro volte quello di Giuseppe e in un caso nel sonno dei Magi, almeno uno di loro, di cui per altro i vangeli non dicono quanti fossero…).

È un elemento comune la presenza degli angeli, mentre differisce la modalità di palesarsi alla creatura umana. Le informazioni riguardanti Maria derivano da ricordi di prima mano della stessa madre di Gesù, ancora presente tra gli apostoli quando Luca svolse la propria raccolta di informazioni; mentre il racconto di Matteo si rifà a elementi più pubblici (Erode, la strage degli innocenti, i Magi, la stella) noti anche a un numero di testimoni certamente più ampio.


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