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La Chiesa apre. Ma quando mai ha chiuso?

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“La Chiesa apre ai gay ed ai divorziati risposati”, a cui non ha mai chiuso. Storia di un falso giornalistico.

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micheledi Michele M. Ippolito

“La Chiesa apre ai gay ed ai divorziati risposati”. A cominciare da Repubblica, all’Ansa, al Giornale, al Tg1, tutti i principali mezzi di informazione italiani, o quasi, hanno interpretato così l’Instrumentum Laboris, cioè la traccia di lavoro, del Sinodo straordinario sulla famiglia, che si terrà nell’ottobre 2015 in Vaticano, per concludere il lavoro iniziato l’anno scorso. C’è un solo, piccolo, quasi insignificante problema: nell’Instrumentum Laboris non c’è alcuna apertura ai gay ed ai divorziati risposati.

I divorziati risposati: un tema caldo.

I divorziati risposati: un tema caldo.

Anzi, rispetto ai gay c’è una chiusura abbastanza netta, in linea con il pensiero espresso negli ultimi mesi in più occasioni da papa Francesco; rispetto alla comunione ai divorziati risposati, c’è una sconfessione abbastanza netta della cosiddetta “dottrina Kasper”, secondo il quale il sacerdote, in alcuni casi, potrebbe anche assolvere le persone che si trovano in stato di peccato e riammetterle alla comunione. A dirla tutta, l’Instrumentum Laboris, nella sua formulazione, su questi due temi rappresenta un passo indietro (o in avanti, come lo si voglia leggere) sia rispetto al documento finale del sinodo del 2014 e soprattutto verso le aperture della “Relatio Synodi” di metà lavori dello scorso ottobre. In pratica, sembra che monsignor Bruno Forte, che quella relazione intermedia aveva redatto attirandosi le ire di numerosi padri sinodali, abbia dovuto fare marcia indietro in maniera precipitosissima.

Lo dice anche Forte

Bruno Forte

Mons. Bruno Forte

Sul tema dei matrimoni gay Forte ha chiarito che “”per la Chiesa il punto fermo è che il matrimonio è tra uomo e donna, ma questo non significa che non possa essere rispettata e accolta la persona omosessuale, sono due cose distinte” e che “la sfida è far sì che nessuno si senta giudicato, ma accompagnato e accolto dalla comunità cristiana.” Cioè, Forte ha espresso semplicemente una posizione che nella Chiesa cattolica è ufficiale da decenni, senza aggiungere altro.

Sul tema dei divorziati risposati: “La vera sfida non è tanto ‘comunione sì, comunione no’, ma come aiutare le persone a sentirsi parte viva e protagonisti della comunità ecclesiale”. In questo modo, Forte ha cambiato bersaglio: di comunione ai divorziati risposati, dunque, è meglio non parlarne proprio più.

Tanta confusione, una certezza

I matrimoni gay: pare che si vada, ancora una volta, verso un nulla di fatto. Come sempre.

I sedicenti “matrimoni” gay: pare che si vada, ancora una volta, verso un nulla di fatto. Come sempre.

Sulla rete, dopo la confusione creata dai media, per mala fede o, spesso, per pressapochismo ed impreparazione, c’è chi afferma di non capirci più nulla. Un commento ad un articolo di Fanpage, redatto dal sottoscritto, in cui si provava a spiegare cosa riportasse effettivamente il testo sinodale spiega perfettamente la confusione che è regnata a causa dei media: “Cosa ne penso? Che le testate giornalistiche si decidano, perchè vengo ora da Repubblica.it dove dice l’esatto opposto.”

Come detto, quasi tutte le testate italiane stravolgono il testo dell’instrumentum laboris del sinodo di ottobre, parlando di presunte “aperture” a gay e divorziati. Che nel testo non ci sono. Già, nel testo si parla genericamente di “accoglienza”, di percorsi di riavvicinamento, di formazione. Tutte cose già previste nel Catechismo della Chiesa cattolica e nella pratica pastorale. Il documento spiega che i divorziati risposati, se vogliono essere riammessi alla comunione, dovranno fare vita casta (vaglielo a spiegare…) e che di unioni gay non si deve manco parlare. E allora, perchè i media, a cominciare dalla “solita” Repubblica, hanno insistito nel riportare solo le frasi che più si prestano a strumentalizzazioni, omettendo quelle più nette? Semplice: in questo modo si creano false speranze e quando le posizioni della Chiesa saranno confermate si potrà gridare con più forza contro la Chiesa cattolica retrograda, medievale, omofoba, che non sa cosa sia la misericordia.

Introvigne: nessuna svolta

Massimo Introvigne, direttore Centro Studi Nuove Religioni, autore de “Preti pedofili. La vergogna, il dolore e la verità sull’attacco a Benedetto XVI”

Massimo Introvigne, direttore Centro Studi Nuove Religioni, autore de “Preti pedofili. La vergogna, il dolore e la verità sull’attacco a Benedetto XVI”

Lo studioso Massimo Introvigne, in un articolo pubblicato sulla prima pagina del Mattino di Napoli oggi, 24 giugno, ha centrato perfettamente la questione: “il fenomeno più straordinario è stato il fraintendimento di siti Internet e televisioni che hanno sparato titoli sulla «svolta della Chiesa» per l’accoglienza di divorziati e omosessuali. La piena accoglienza nella comunità cristiana e il rispetto per le persone che vivono queste condizioni si trovano già nel Catechismo del 1992, promulgato ventitré anni fa. Sulla teoria del gender e l’equiparazione al matrimonio di unioni fra persone dello stesso sesso rimane ferma una chiara condanna.

Quella dell’ammissione alla Comunione di certe categorie di divorziati risposati resta una materia in discussione, ma con qualche maggiore cautela e frenata rispetto al 2014. Il sospetto che si voglia tirare il Papa per la giacchetta e far dire ai documenti il contrario di quello che c’è scritto, magari in funzione di vicende politiche italiane, è forte.” Per le posizioni di recente espresse da papa Francesco e per come è stato redatto l’Instrumenti Laboris, ormai si può dire con una certa sicurezza di azzeccarci che il sinodo non concederà ai divorziati risposati che vivano una normale di vita di coppia di riaccostarsi alla comunione, nè un qualsivoglia placet ai comportamenti omosessuali. Che piaccia o non piaccia, così andrà a finire.


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